Il blog di Tramoya

04.25.25

Categoria: Voci dei sopravvissuti, senza categoria

Genere: Blog

La guarigione è possibile:
Ricordo di essere stata seduta da sola in soggiorno, a fissare il soffitto, chiedendomi: "Come farò a superare tutto questo?". Avevo paura: paura di affrontare il dolore, paura di come sarebbe stata la guarigione, paura di non riuscire ad andare avanti. Avevo così tante domande. La terapia avrebbe funzionato per me? Avrei potuto davvero sentirmi di nuovo completa?

Questo è stato prima di iniziare la terapia di elaborazione cognitiva (CPT). Ripensandoci ora, mi rendo conto che quelle domande non erano segni di debolezza, ma l'inizio della mia guarigione. Il Mese della consapevolezza sulle aggressioni sessuali ha un profondo significato per me, non solo per ciò a cui sono sopravvissuta, ma per ciò che ho superato. Una delle cose più importanti che voglio che le persone sappiano è che la guarigione È possibile. Per me, la speranza è arrivata grazie alla terapia di elaborazione cognitiva e alla mia fede. Non hanno lavorato separatamente; hanno lavorato fianco a fianco per aiutarmi a trovare la luce in un posto molto buio.

Come il trauma colpisce il cervello: in poche parole
Il trauma altera il modo in cui il nostro cervello elabora pensieri e ricordi. È come se il cervello rimanesse bloccato in "modalità pericolo", rivivendo costantemente l'accaduto, cercando di dargli un senso, senza mai trovare pace. Questo può portare a una moltitudine di pensieri negativi su noi stessi, come "È stata colpa mia", "Sono distrutto" o "Non potrò mai più sentirmi al sicuro".

La terapia di elaborazione cognitiva è un trattamento specificamente progettato per aiutare le persone che hanno subito un trauma. Permette di osservare quei pensieri e convinzioni e di metterli delicatamente in discussione. Sono veri al 1001? Sono utili? Esistono modi più equilibrati e sinceri di guardare la situazione?

Quando fede e terapia si uniscono:
Durante il mio percorso di terapia, ho iniziato a scoprire i messaggi che avevo seppellito in profondità dentro di me: messaggi dolorosi, falsi e opprimenti. Cose come "Avrei dovuto fare di più" o "Non valgo la pena proteggermi".

Ma grazie alla terapia, ho imparato a sostituire quei pensieri con altri più equilibrati. Per me, quel processo è diventato ancora più efficace quando ho abbinato quei nuovi pensieri alle Scritture. Quando mettevo in dubbio il mio valore, mi ricordavo: "Sono stato fatto in modo stupendo, meraviglioso" (Salmo 139:14). Quando mi sentivo solo, mi affidavo alla verità che "Dio è vicino a chi ha il cuore spezzato" (Salmo 34:18). Col tempo, la combinazione di terapia e fede non ha solo cambiato i miei pensieri, ma ha iniziato a cambiare anche il modo in cui vedevo me stesso, come affrontavo le situazioni e come vivevo.

Cosa è cambiato: l'impatto della terapia e della fede
Prima di iniziare la terapia cognitivo-comportamentale, i messaggi che mi trasmettevo a causa del mio DPTS erano così invalidanti da impedirmi di vivere in modo sano. Gli abusi subiti durante l'infanzia mi portavano spesso a sentirmi indegna e non degna di amore, e mi facevano entrare in una spirale di pensieri negativi. Ricordo anche di non essere riuscita a stare in silenzio perché ero sempre sopraffatta da ricordi dolorosi e dalla paura. Persino i conflitti più piccoli mi sembravano questioni di vita o di morte, e spesso mi sentivo completamente sola nel mio dolore.

Ora, metto in discussione quei pensieri con la Scrittura e la verità, che in Cristo sono degno di amore e cose buone, e sono amato più di quanto possa immaginare. Grazie alla terapia cognitivo-comportamentale (CPT), ora elaboro i miei pensieri in modo sano invece di lasciarli andare a spirale. Ora riesco a portare in superficie i pensieri dolorosi e, indipendentemente da dove mi portino, giungo alla stessa conclusione: sono perdonato, redento e guarito nel nome di Gesù. Ora riesco anche a trovare la pace nel silenzio. Posso sedermi con ricordi difficili e belli e stare comunque bene. Il conflitto non mi consuma più, invece reagisco a ogni situazione con chiarezza, equilibrio e autocompassione. Questa trasformazione non è stata istantanea, ma è avvenuta perché mi sono affidato alla mia fede per accompagnarmi nel processo di guarigione.

In conclusione, voglio essere consapevole che non tutti condividono la mia stessa fede. E va bene così. Che la tua fonte di forza sia spirituale, personale o comunitaria, la verità rimane: meriti la guarigionePer me, Dio non è mai stato separato dal mio trattamento: era presente in ogni passo, in ogni svolta, in ogni lacrima versata e in ogni verità ritrovata. La CPT mi ha dato gli strumenti. La mia fede mi ha dato il coraggio di usarli.

A chiunque stia leggendo questo: hai già fatto il primo passo
Se stai leggendo questo post, significa che hai già compiuto uno dei passi più importanti: stai cercando. Questo è già di per sé un atto di incredibile coraggio.

La guarigione non è sempre lineare. Non arriva dall'oggi al domani. Ma arriva se si è disposti a perseverare per uscirne.

C'è speranza. C'è guarigione. E non sei solo.

 

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Il percorso di guarigione e recupero di ogni sopravvissuto è unico e personale. I pensieri e le esperienze condivisi dai membri di Empowered Voices sono personali per l'autore e potrebbero non riflettere le esperienze o il percorso di ogni sopravvissuto. Le opinioni espresse non intendono rappresentare le opinioni organizzative di KCSARC.

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